Parlando di Arte

“Immersi nell’Arte”                                                                                                                                 THE OTHER ART FAIR – Ottobre 2014 

The Other Art Fair presenta la sua settima edizione, dal 16 al 19 Ottobre, questa fiera rappresenta il principale evento satellite nel calendario d’arte di Londra.

130 artisti internazionali espongono le loro creazioni all’interno di Old Truman Brewery, un ex complesso industriale trasformato in un alveare di attività creative, situato in Brick Lane, una celebre strada dell’ East End Londinese.

Una sezione della fiera è dedicata agli artisti fotografici, molto interessante l’idea sviluppata da Susana Lopez Fernandez, artista nata nelle Asturie, che si è appassionata ai temi del viaggio, dell’immigrazione, del consumismo e del tempo. Ha iniziato ad osservare le persone e si è resa conto che non siamo presenti nella nostra vita, viviamo immersi in una vita dinamica, dove pensiamo solo al futuro e spesso ci dimentichiamo del presente, ”quando il tempo è passato ti rendi conto che hai perso il presente facendo il piano per il futuro”.

Lo stile più originale è quello proposto da Keira Rathbone che utilizza i caratteri della sua macchina da scrivere per riprodurre la quotidianità, questo stile nasce casualmente quando l’artista non sapendo cosa scrivere davanti ad un foglio bianco inizia a comporre.

Curiosa è l’opera dell’artista Damilola Odusote che con sottili linee nere su fondo bianco, ottiene un’immagine dettagliata, immensa, caotica che è impossibile da capire, rappresenta i pensieri. Si tratta di un diario per la mente, dove scrivere ogni idea, pensiero e sentimento definendo una storia.

Un artista interessante è Fran Giffard che utilizza le pagine del suo diario Moleskine per disegnare con matita ed acquerello.

L’artista Maryam Zakwani propone il concetto di scioglimento dei ghiacciai causato dalla tecnologia e dallo sviluppo industriale. Questo tema viene rappresentato dall’artista con una lampada che con il calore scioglie un blocco di ghiaccio che bagna/distrugge l’opera sottostante realizzata con la tecnica dell’incisione.

Questa tecnica proprio come la natura è una delle forme durature di arte, perciò l’artista vuole  dimostrare che qualcosa di duratura come la natura può essere distrutta dal nostro impatto sul mondo.

Passeggiando in questo grande spazio fatto di colori, suoni, vibrazioni e magia, almeno per un giorno, ci sentiamo artisti anche noi.

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“Umanità a nudo”                                                                                                                                  EGON SCHIELE  (1890-1918):  The Radical Nude  

Dal 23 ottobre 2014 al 18 gennaio 2015 in due piccole sale della Courtauld Gallery si concentra la grande arte dell’artista viennese Egon Schiele.

La Courtauld Gallery si trova a Somerset House, un sontuoso edificio del XVIII secolo sulle rive del Tamigi.

Salendo una maestosa scala si arriva nel museo-scrigno dove sono esposte 38 opere, luce soffusa per lasciar brillare le delizie seducenti dei suoi acquerelli, aria fresca e non solo per l’aria condizionata che esce da un’ornata grata metallica a pavimento, ma anche per la freschezza delle rappresentazioni. I suoi nudi,  fortemente controversi al momento della prima apparizione in pubblico quanto crudi e inflessibili oggi, hanno spinto i confini artistici e investito il genere di una nuova e moderna rilevanza.

Il primo ambiente è in gran parte dedicato alle opere del 1910, le donne al centro dell’arte, la sorella, le sue amanti, le prostitute, giovani modelle femminili, donne in gravidanza e neonati osservati in un ambulatorio medico, donne dominate da una sessualità disinibita e urlata nel silenzio della loro anima. I soggetti assumono pose espressive, dolorosamente contorte, innaturali, erotici abbracci senza amore, spesso le figure sono incomplete, sono nudi asciutti e taglienti, hanno colori lividi per evidenziare la presenza della morte nel corpo vivo, hanno occhi disperati, ingenui, spregiudicati. Il secondo ambiente ospita le rappresentazioni sviluppate fino alla sua prematura scomparsa, all’età di 28 anni , nel 1918, sono opere che dimostrano l’indagare di Schiele sia della forma umana che della natura umana.Un pannello bianco riempie la stanza per la grandezza del messaggio riportato in nero, una citazione di Schiele del 1911:

“I still believe that the greatest painters painted figures…

I paint the light that emanates from all bodies.

Erotic works of art are also sacred”.

Il tempo non ha dimensione, sfugge, l’osservatore rimane rapito dalle immagini fino a che il custode del museo ti riporta alla realtà dicendoti “closed”, ma quelle immagini rimangono dentro alla mente e allo stomaco perché hanno qualcosa di intrinseco che solo le emozioni possono descrivere.

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“Fondamenta nuove”                                                                                                                   BARBARA MACFARLANE- MAPPING, dal 6 Novembre 2014

Quattro sedie rosse e un tavolo rotondo, mille luci bianche che scendono dalla facciata, due grandi vetrate che lasciano intravedere, tra i riflessi del vetro, un grande cavallo di metallo, una lamiera colorata di rosso, di giallo e di grigio.

In vetrina dei piccoli vasi di gerani.

La cosa che più colpisce è la maniglia della porta di vetro, raffigura un ramo e una rosa in ferro, è la maniglia con cui il portiere apre e chiude la porta per far entrare gli invitati …è il 6 Novembre 2014, il giorno della presentazione delle opere di Barbara Macfarlane esposte alla Galleria Rebecca Hossack, 2A Conway Street, Londra.

Barbara Macfarlane è una pittrice di paesaggi.

Con il suo lavoro cerca di rappresentare e trasmettere l’essenza della ‘terra’.

Utilizza la tecnica dell’acquarello, della pittura ad olio e dell’inchiostro, su supporti di carta fatta a mano, per realizzare dipinti di grandi dimensioni.

Il tema sviluppato è applicare al paesaggio della metropoli moderna i metodi della cartografia.

Paesaggi urbani: visioni di Londra, Parigi e New York.

Manhattan è ridotta a una griglia di blocchi pigmentati,interrotti solo dalla diagonale di Broadway graffiata sulla superficie della carta. Londra è rappresentata da tratti marcati e forme definite, Parigi è dominata dall’ azzurro della Senna.

L’artista esplora il paesaggio urbano attraverso la sua pittura, introducendo un nuovo ed entusiasmante tema: la sua visione topografica della costa. Le opere dimostrano una nuova comprensione del paesaggio e della pittura del paesaggio.

Una luce forte illumina la sala, atmosfera uniforme, chiara e brillante.

Una scala a chiocciola in ferro rosso unisce i tre livelli della galleria e conduce al primo piano dove due barman servono drink per dissetare le bocche ciarlanti degli invitati.

L’odore del lime dei drink inebria l’ ambiente, come l’entusiasmo delle opere invade la mente.

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“Toccare il cielo”                                                                                                                                    PAUL KENTON LDN: Capital Connections                                                                              Galleria: Castle Fine Art, 20 New Road, Covent Garden, London

Una strada stretta, New Road a Londra, caratterizzata da tanti piccoli locali con vetrine in legno colorate, ma tra queste risalta una vetrina color bianco perché a dare il colore sono le opere di Paul Kenton. La gente osserva la vetrina ed entra, l’evento incuriosisce i passanti, è il 12 novembre.

Sul cavalletto in legno della Galleria Castle Fine Art, una stampa dell’opera “Late night”, in alto a sinistra riporta una targa bianca, sembra un’insegna stradale, con scritto LDN: CAPITAL CONNECTIONS, è il titolo della nuova collezione di Paul Kenton, nuove opere che sviluppano il tema del paesaggio urbano contemporaneo, un viaggio intorno alla capitale, Londra.

Quattro nuove scene della città, in cui storia, architettura, strade, vita cittadina, velocità ed energia del traffico si amalgamano alle sensazioni di luci, calma e serenità di un tramonto in riva al fiume.

“Moonlight River”, “Blazer It Up”, “Final Flurry” e “Silver Shard”.

Un’immagine monocroma per rappresentare la lucentezza e il profilo tagliente della nuovissima costruzione dell’architetto Renzo Piano, lo Shard, che si inserisce nello skyline di Londra, un bianco e nero che contrasta con i toni caldi delle altre stampe che raffigurano un tramonto infuocato sul Tamigi e scaldano questa serata piovosa d’autunno.

In un angolo della galleria, in uno spazio raccolto c’è Paul Kenton, l’artista, occhi azzurri e un velo di rossore sulle guance perché gli artisti sanno emozionarsi e trasmettere emozioni.

Alla parete una tela appesa, la migliore, l’ultima eseguita, a fianco l’artista che racconta la sua arte, il retroscena di un capolavoro che ora è lì tutto per noi.

Paul Kenton nelle sue opere cerca di catturare lo stato d’animo e lo spirito di una scena, di ottenere un’immagine in movimento, dinamica, come una serie di fotogrammi che catturano più dettagli di una scena: movimento, luce, suoni, odori.La sua pittura è costituita dalla fusione a flusso libero di differenti mezzi di comunicazione, olio, acrilico, fotografia… per esprimere e comunicare le sue sensazioni e le sue idee.

Delle sue opere preferisco “Touch the Sky”, perché sembra di essere li, in quella punta affilata di vetro, dove lo spazio si smaterializza e da li ti senti infinito. L’immagine si fonde con l’immaginazione di essere avvolta dalla città ed emerge l’emozione di una serata fatta di luci, panorama e buona compagnia.

Questa è la Londra che vorrei sempre ricordare, piena di colori e luci accese, una meta per il viaggio dell’anima.

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“Il rumore delle idee”                                                                                                                             TOM PRICE                                                                                                                        Galleria: Gallery at Foyles, 107 Charing Cross Rd, London  WC2H 0DT                                    25 Novembre 2014

Un ascensore conduce al quinto piano alla Gallery at Foyer di Londra, come una macchina del tempo mi riporta indietro di qualche anno, mi rivedo dentro al laboratorio di Tom Price tra l’odore della plastica fusa e il suono della radio, tra il calore di una stufa elettrica infuocata e il colore di una luce al neon.

Ho il ricordo delle mani grandi dell’artista che plasmano la materia semplice creando oggetti poetici.

Riaffiora nella mia mente l’immagine della tazza del tea fumante tra le pinze e la colla e delle mandorle tra le scatole delle viti.

Tom Price, scultore-designer, è un ragazzo silenzioso che fa parlare la sua arte, il rumore delle sue idee rimbomba all’interno del suo laboratorio e investe il mondo con l’esposizione delle sue creazioni in importanti musei, spazi pubblici e privati internazionali.

Ora la sua arte è alla Gallery at Foyles, una nuova serie intitolata Synthesis, due materiali contrastanti, la resina e il catrame, fusi per emozionarci.

Protagonisti sono tre parallelepipedi trasparenti, con fessure ottenute da un’attenta manipolazione del processo di solidificazione della resina, all’interno corpi amorfi e apparentemente sospesi nello spazio.

La sintesi di questi due elementi, il nero denso del catrame e la trasparenza liquida della resina, crea ramificazioni sfumate color bronzo, striature evidenziate dalla luce sottostante che impreziosisce l’effetto.

La magia non è solo nelle opere, ma anche nella frase di Tom “Ho riconosciuto te” …e proprio in quel momento capisco che il passato vive ancora nel presente.

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“Toccare il cielo”                                                                                                                                    ANSELM KIEREF                                                                                                                           Galleria: Royal Academy of Art, London

Due grandi ali di angelo, dei libri accatastati, delle sedie piegate, una serpe … inizia con questa istallazione, realizzata in piombo, la mostra dedicata ad Anselm Kiefer, dal 27 Settembre al 14 Dicembre 2014 presso la Royal Academy of Art di Londra.

Dodici sale una successiva all’altra, con le opere dell’artista disposte cronologicamente; spazi maestosi e silenziosi, in cui l’unico suono è il ticchettio sul parquet dei visitatori.

La complessità delle opere di Kiefer è dovuta all’interpretazione dei vari strati di significato che le rappresentazioni nascondono.
L’artista rielabora gli elementi della mitologia nordica, della storia tedesca, della religione cristiana, della cosmologia, dell’alchimia e dei suoi ricordi personali. Nelle sue opere rappresenta la tensione tra il caos e l’ordine, tra il cielo e la terra, tra il bene e il male.

Percorrendo la mostra si attraversa l’ambiente dedicato ai dipinti della serie “Attic”, realizzati tra il 1971 e il 1973, luci soffuse, parquet a pavimento e alle pareti i dipinti con le scene raffiguranti l’interno dello studio di Kiefer del tempo, era la soffitta di una casa, ex scuola a Hornbach, un distretto tedesco di Buchen. La soffitta a Hornbach è diventato il palcoscenico sul quale Kiefer ha ricreato eventi mitologici, religiosi e storici.
Colori cupi, marroni intensi e un tratto nero che disegna le venature delle doghe in legno. Gli ambienti raffigurati sono vuoti, ma hanno i segni di un passaggio, aleggiano i resti di un fatto accaduto.
La sensazione dell’osservatore è di entrare nella prospettiva del dipinto e provare un senso di paura, di smarrimento e di inquietudine.

Nelle successive sale le opere assumono tridimensionalità, l’artista utilizza terra, sabbia, cenere, mattoni e lastre di piombo perché questo metallo è in grado di “sostenere il peso della storia umana”. I girasoli che seguono il sole, simboleggiano il legame tra la terra e il cielo, tra l’umano e il divino, sono l’emblema del ciclo di nascita-morte-rinascita, e i loro semi, non sempre appassiti e morti, simboleggiano la vita.

“Quando guardo maturi e pesanti girasoli ricurvi verso il suolo
con i semi anneriti …
vedo il firmamento e le stelle ”
La citazione di Kiefer si riferisce agli scritti del fisico inglese del XVI secolo Robert Fludd, che sosteneva che ad ogni pianta sulla Terra corrispondesse una stella in Cielo.

Percorrendo gli spazi espositivi il mio stupore non è solo nel vedere l’arte alle pareti, ma anche nello sguardo curioso di una bambina catturato dall’arte, boccoli biondi e una cartella alle spalle che segue attenta la sua mamma.

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“Libertà di essere liberi”                                                                                                                               NAN GOLDIN                                                                                                                                       Agosto 2015

Mi sono sempre chiesta perché i fotografi che vogliono ritrarre i drammi della realtà, della morte, della sessualità, delle persone anziane utilizzino i corpi nudi, quasi che i corpi spogliandosi dei propri vestiti apparissero più veri, come se l’abito soffocasse la loro voce.

Gli scatti di Nan Goldin, fotografa americana contemporanea, sono immagini legate alla sua vita privata, momenti intimi di amici o persone che frequenta: prostitute, travestiti, drogati, persone emarginate dalla società, ritratte in camere da letto, nei bar, nelle strade, istantanee a colori, colori che raffreddano l’animo di chi osserva, suscitano inquietudine, il colore dominante è quello roseo della pelle dei corpi nudi, quello rosso cupo delle bocche e quello nero degli occhi marcati dal trucco.

Naturalezza delle pose e dei movimenti dei soggetti, narrazioni aperte, che lasciano spazio ai suoni e alle immagini successive.

“Non ho mai creduto che un solo ritratto possa determinare un soggetto, ma credo in una pluralità di immagini che testimoniano la complessità della vita” sostiene l’artista.

Le pose sembrano riproporre le opere dei grandi pittori del passato, per la composizione, per l’uso della luce, fotografie che sembrano quadri.

Nelle scene vuote, lo specchio riflette la realtà e l’introspezione, l’intensità dello sguardo fisso del soggetto sulla propria immagine mostra la condizione umana nel suo stato più vulnerabile, il presente opprimente viene incorniciato.

Tra le opere di Nan Goldin mi incuriosiscono i ritratti dei bambini, mangiano, dormono, fanno il bagno, sono assorbiti dai loro gesti e dai loro pensieri, sono innocenti, liberi nei comportamenti e nelle emozioni perché non sono schiacciati dalle convenzioni sociali del mondo degli adulti.

Nel diario della propria vita ognuno ha un segreto da nascondere, i fotografi hanno il coraggio di trasformare i ricordi privati in arte rendendo il loro diario aperto al pubblico.

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“Pesci fuor d’acqua”                                                                                                                              CARLA LIESCHING                                                                                                                           Agosto 2015

Cosa accumuna i giovani protagonisti del progetto “The Swimmer”? Il costume da bagno, la posa frontale e l’età, sono trentenni i ragazzi e le ragazze fotografate da Carla Liesching.

“Forse sono nuotatori perché il mondo è un oceano, o forse perché non hanno casa, e sono come pesci fuor d’acqua. In entrambi i casi, sono personaggi solitari che esplorano un territorio sconosciuto. Sono vagabondi che viaggiano oltre il mare”, spiega la fotografa sudafricana.

Colori pallidi, luce tenue, sembra il sole del mattino, ombre lunghe del sole basso al tramonto, scene statiche, corpi in posa, al centro dell’inquadratura, sguardi fissi verso la camera, a cosa penseranno?

Le immagini trasmettono calma, solitudine, perplessità, silenzio, anche il respiro sembra essersi fermato nel corpo immobile dei protagonisti. I luoghi sono scene statiche, vuote, fabbriche abbandonate, scorci urbani dismessi, natura secca.

La composizione dell’opera sembra ciò che resta di un passato vissuto, come una vasca piena d’acqua alla quale viene tolto il tappo, prima l’acqua nascondeva, adesso lascia vedere le piastrelle mancanti ai lati della vasca, il cemento scrostato, le fratture di un presente rovinato dal passato.

Quella vasca è il mondo che ci troviamo a vivere, senza acqua, ma noi, generazione presente, abbiamo il costume variopinto cioè abbiamo la speranza … di tuffarci.

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Istallazione privata                                                                                                                       Ottobre 2018

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